Зачем танцующему юноше венок из цветов и теплый плащ? Радуемся пробуждению природы после зимнего сна и временно забываем о каждодневных заботах: изображение апреля в скульптурных итальянских календарях XIII века из Феррары и Ареццо. Текст для продвинутого уровня владения языком.
Domande e suggerimenti
- Perché l’iconografia medievale del mese di aprile, a differenza di quella di molti altri mesi, non contiene alcun riferimento alle attività agricole?
- Trovate nel testo gli equivalenti italiani di «расцвет, цветение», «распускаться» (in riferimento ai fiori), «стебель», «смущение, боязливое почтение», «угрюмый, сердитый, неприветливый».
- Сome si potrebbe tradurre in russo scontrosa grazia? In quale famosa poesia italiana del Novecento è presente questa espressione?
- Vi invitiamo a cercare altre immagini del mese di aprile nei calendari medievali e a pubblicarle nella sezione commenti nei nostri profili social.
Il calendario di pietra: aprile, di Grazia A., autrice del blog sull’arte Senza dedica
tutte l’albore ch’io fazo fiurire
cantare gli oxelini e il dolce dormire
A zovini e a vecchi ch’io allegro lo chore.
[Dice Aprile: io vi dico con certezza
che io faccio fiorire tutti gli alberi,
faccio cantare gli uccellini e faccio dormire tutti dolcemente,
ché io rallegro il cuore dei giovani e dei vecchi – AZ]
(Ballata dei Mesi del XIV secolo, Italia settentrionale)
Aprile, il mese del risveglio della natura, quando le giornate si allungano, facendosi sempre più calde e l’aria è già quella della primavera. Gli alberi fioriscono, l’erba dei prati diventa più verde e tutto sembra in rigoglio.
Fin dall’antichità aprile è il mese legato all’amore, tanto che c’è chi ne fa derivare il nome alla parola greca aphros, la schiuma, da cui, secondo la mitologia, sarebbe nata la dea Afrodite. Anche se l’ipotesi più probabile è che derivi, invece, dal latino aperire, aprire, e alluda allo schiudersi dei fiori.
Stavolta nessuna attività agricola: la fatica dei contadini e il duro lavoro nei campi lasciano spazio alla gioia della bella stagione. Ad Arezzo, tra i Mesi della Pieve di Santa Maria Assunta, aprile è un ragazzo sorridente, vestito con l’abito della festa, con in testa una ghirlanda di fiori, un fiore senza gambo – forse una rosa – nella mano destra e un rametto nella sinistra. Sembra fiero di indossare la sua elegante tunica bicolore rossa e nera, legata alla vita da una cintura. Ma, temendo ancora un ultimo colpo di freddo dell’inverno, non ha trascurato di coprirsi col mantello e neppure di calzare le pesanti scarpe adatte alla cattiva stagione. Sulla parete di fondo, all’altezza del volto, una rosetta scolpita è lì a testimoniare l’arrivo del bel tempo.
La stessa rappresentazione semplice e sintetica si ritrova nel ciclo – cronologicamente di poco precedente – del Calendario dei Mesi di Ferrara. Qui aprile condivide la formella con lo scapigliato e ispido mese di marzo, tutto intento a suonare il corno (dell’iconografia di marzo ho parlato qui). E, senza nessuna soggezione per lo scorbutico compagno, sembra che, sollevando il piede, accenni perfino a un passo di danza:
Basta poco: un gesto e un sorriso, che sembra addirittura evocare quello di certe sculture arcaiche e chi guarda può immaginare, dietro la scontrosa grazia di quell’adolescente coronato di fiori, tutto l’incanto del mese.La primavera è giovane e il clima ancora mutevole, ma il freddo e anche la fame patita nel lungo periodo invernale sono finiti. Ricchi e poveri, aristocratici e contadini possono finalmente avere una pausa dalla durezza della vita di tutti i giorni e rallegrarsi che la natura ricominci, ancora una volta, il suo ciclo.