Длинные дни и короткие туники, сбор спелых сладких фруктов и жатва пшеницы: торжество изобилия и плодородия, или изображение июня в скульптурных итальянских календарях XIII века из Феррары и Ареццо. Текст для продвинутого уровня владения языком.
Domande e suggerimenti
- Perché nel calendario di Arezzo la rappresentazione del mese di giugno occupa uno spazio maggiore rispetto agli altri mesi?
- Il testo parla di una categoria di alimenti che nei nostri giorni è abbastanza comune, mentre nel Medioevo era considerata cibo dei ricchi, non dei contadini. Di che cosa si tratta?
- Quali termini relativi ai lavori agricoli sono presenti nel testo?
- Trovate nel testo gli equivalenti italiani di «по праву», «летнее солнцестояние», «стеснять движения», «выделяться, бросаться в глаза», «в соответствии с традицией».
- Quale differenza morfologica presentano i nomi degli alberi da frutta rispetto a quelli dei frutti stessi?
- Spiegate l’uso del congiuntivo nelle subordinate: sia che tragga origine… sia che <…> derivi…
- Spiegate l’uso del verbo andare nella frase: nel corso del tempo sono andate perse le mani.
- Vi invitiamo a cercare altre immagini del mese di giugno nei calendari medievali e a pubblicarle nella sezione commenti nei nostri profili social.
Il calendario di pietra: giugno, di Grazia A., autrice del blog sull’arte Senza dedica
Dixe Zugno: io sego lo grano,
de le cerexi i’me empo le mano
sego lo fieno de suxo a lo piano
e coglio l’agresto per farne sauore.
[Dice Giugno: io mieto il grano,
mi riempio le mani di ciliegie,
sego il fieno con il piano della falce,
raccolgo le erbe selvatiche per farne un condimento. – AZ]
(Ballata dei Mesi del XIV secolo, Italia settentrionale)
Grano, ciliegi, fieno, erbe odorose: nella ballata dei mesi, Giugno si vanta, a buon diritto, di essere il periodo dell’anno in cui la terra si mostra più fertile e feconda. Anche il nome latino, “Iunius”, ne riflette la pienezza e l’abbondanza, sia che tragga origine, come qualcuno afferma, da “juniores”, i giovani, e simboleggi la forza della giovinezza, sia che, invece, derivi, come sostiene la maggior parte degli studiosi, da Juno, Giunone, la dea sposa di Giove, protettrice dei matrimoni, delle nascite e della prosperità.
Giugno è il mese del trionfo della luce, del solstizio d’estate e delle giornate più lunghe dell’anno. Il sole, però, non è abbastanza caldo da bruciare e consente ancora di poter falciare l’erba dei campi; le messi sono arrivate a maturazione e la frutta è pronta per essere colta. Un mese intenso, dunque, per i lavori agricoli raffigurati nei Calendari scolpiti degli inizi del XIII secolo.
Nelle formelle dei Mesi di Ferrara, oggi conservate nel museo della Cattedrale, Giugno è un ragazzo che, con i piedi nudi e la corta tunica rialzata, fermata con un nodo alla vita, si sta arrampicando su un albero (forse un pero) carico di foglie e, soprattutto, di frutti. Ha già raggiunto il ramo, più basso e tra un po’ assaporerà la dolcezza di un frutto. Una vera squisitezza in un’epoca, in cui la frutta veniva prodotta solo per essere servita alla tavola dei nobili e i contadini si dovevano accontentare di coglierla dai rari alberi che crescevano spontaneamente vicino ai loro orti.
In tutta la formella si respira un’aria di grande vitalità e c’è una precisa attenzione alla realtà, dal gesto del giovane, al particolare della tunica annodata in vita e rialzata in modo da non intralciare il movimento, all’intreccio ombroso dei rami dell’albero.
Accanto – ed è la prima volta che compare nel ciclo di Ferrara – spicca la presenza del grande granchio che simboleggia il Cancro, segno zodiacale del mese.
Ad Arezzo l’ignoto scultore del ciclo dei Mesi della pieve di santa Maria Assunta, stavolta non segue, come di consueto, l’iconografia dei Mesi di Ferrara. Sceglie, invece, di raffigurare, in un modo più aderente alla tradizione, la attività agricola tipica di giugno: il taglio del grano.
Giugno, la falce in pugno”: dice il detto popolare che rispecchia la tradizione. Anche qui, in un campo di spighe gialle che sembrano invadere tutto spazio della rappresentazione, è all’opera un giovane mietitore, a piedi nudi e con una corta tunica fermata alla vita da una cintura.
Purtroppo i molti secoli passati non hanno risparmiato la scultura, tanto che nel corso del tempo sono andate perse le mani che, sicuramente, impugnavano la falce nei gesti tradizionali della mietitura, tramandati fin dall’antichità: afferrare, con la mano sinistra, una manciata di spighe e tagliarle, con la falce impugnata nella destra, a mezza altezza, in modo da lasciare sul campo le stoppie per alimentare il bestiame che vi avrebbe pascolato.
La scena occupa uno spazio maggiore delle altre, quasi a sottolinearne l’importanza: per tutti il grano e il pane rappresentavano l’alimento per eccellenza. E qui le spighe, alte e fitte, fanno sperare che il raccolto sarà abbondante. La frutta, il grano e il pane che verrà: nel ciclo delle stagioni, Giugno è il periodo più fecondo dell’anno, in cui godere dei prodotti della terra e scordare, al calore del sole, le paure e il freddo dell’inverno.
Il testo originale di Grazia si può leggere qui.
Dallo stesso ciclo: Gennaio, Febbraio, Marzo, Aprile, Maggio, Luglio, Agosto, Settembre, Ottobre, Novembre, Dicembre.