Красавец рыцарь в праздничных доспехах, или самый радостный, самый беззаботный, самый тщеславный месяц: изображение мая в скульптурных итальянских календарях XIII века из Феррары и Ареццо. Текст для продвинутого уровня владения языком.
Domande e suggerimenti
- Perché nell’iconografia medievale del mese di maggio, a differenza di quella di molti altri mesi, troviamo soprattutto riferimenti alla società aristocratica anziché a quella contadina?
- Trovate nel testo gli equivalenti italiani di «достигать апогея, высшей точки», «первобытный», «девушка на выданье», «лошадь в праздничной упряжи», «воплощать идеал куртуазности».
- Trovate nel testo i sinonimi di vestirsi, divertimento, diffondersi (in riferimento a un’informazione, a un racconto), mettersi al sicuro.
- Spiegate l’uso del congiuntivo nell’ultima frase: rifugiarsi in un mondo che abbia la dolcezza di una favola.
- Vi invitiamo a cercare altre immagini del mese di maggio nei calendari medievali e a pubblicarle nella sezione commenti nei nostri profili social.
Il calendario di pietra: maggio, di Grazia A., autrice del blog sull’arte Senza dedica
chantare gli oxelini ad uno drapello
de tutti li mexi io son lo più bello.
[Dice Maggio: io sono il più bello,
ché io faccio fiorire di nuovo le rose e gli altri fiori,
faccio cantare gli uccellini in coro,
di tutti i mesi io sono il più bello – AZ]
(Ballata dei Mesi del XIV secolo, Italia settentrionale)
Nella ballata dei mesi, Maggio si presenta, con un pizzico di vanità, come il più bello di tutti. È il mese in cui la primavera è al suo culmine e le giornate diventano sempre più lunghe e luminose. Non stupisce che, fin dall’antichità, Maggio sia stato legato alla luce e alla fioritura, tanto che i Romani lo avevano associato ad Apollo e lo festeggiavano con le feste dei Floralia e con i riti della fertilità. Lo stesso nome latino, Maius, deriverebbe da Maia, la dea primigenia protettrice della terra e del rigoglio della natura.
Nel Medioevo, durante il calendimaggio, la celebrazione tradizionale della primavera, i giovani usavano danzare sotto gli alberi, raccogliere rami fioriti da deporre davanti alle case delle ragazze da marito, o, ornati da ghirlande di fiori, cantare, radunandosi in cortei gioiosi. In Francia gli uomini decoravano i copricapi di foglie e le dame più aristocratiche si abbigliavano con vesti di un particolare tono di verde. Insomma, maggio è da sempre il mese delle feste e dell’amore.
Nei calendari scolpiti degli inizi del XIII secolo, che ho cominciato a “sfogliare” fin dall’inizio di quest’anno, a maggio, le fatiche dei contadini lasciano il posto agli svaghi degli aristocratici.
Nelle formelle dei Mesi di Ferrara, attualmente al Museo della Cattedrale, Maggio è un giovane cavaliere pieno di dignità, con un mantello sulle spalle e un grande scudo a mandorla con, al centro, una borchia sporgente. Il cavallo è bardato – all’uso del tempo – con sella, staffe, briglie e pettorale e avanza, con gli zoccoli ferrati, tra l’erba alta e rigogliosa di un prato.
Anche nel Calendario dei Mesi di Santa Maria della Pieve di Arezzo, dove compaiono ancora i colori originari, Maggio è rappresentato come un giovane elegante. Con in testa una corona di fiori e i piedi ben piantati sulle staffe, cavalca un cavallo dal manto nero.
Sembra che abbia scelto di indossare la sua veste più raffinata, una corta tunica bordata d’oro, mentre regge, con fierezza, il grande scudo da parata decorato da una specie di sole con i raggi rossi e oro.
Immagini che rappresentano per tutti un simbolo di cortesia e di eleganza e che sembrano uscire da uno di quei racconti cavallereschi che, all’epoca, passano di bocca in bocca. In un periodo in cui domina la violenza e la guerra, il cavaliere di Maggio non ha nulla di minaccioso, anzi, sembra incarnare le doti legate all’ideale stesso della cavalleria. Avanza con un atteggiamento di nobile eleganza, guardando dritto davanti a sé, senza lancia e senza armatura. Nessun combattimento in vista, solo la voglia di festeggiare la bella stagione, come uno dei componenti di quelle allegre brigate che saranno descritte, meno di un secolo dopo, nei versi di Folgore di San Gimignano. Quei cortei di giovani che, ai primi di maggio, cavalcano per le strade delle campagne e le vie delle città con i loro scudi da torneo, portando mazzi di rose e di viole, mentre dai balconi e dalle finestre piovono su di loro ghirlande di fiori.
I due cavalieri dei calendari di pietra di Ferrara e di Arezzo sembrano simboleggiare la bellezza, la gioventù e la gioia stessa della primavera. Nel tepore del mese di Maggio, mentre l’aria è odorosa di fiori, fanno sognare un momento di riposo dalla durezza del quotidiano e immaginare che, almeno per un attimo, sia possibile fuggire la realtà e rifugiarsi in un mondo che abbia la dolcezza di una favola.