О генуэзской школе авторской песни, наиболее ярким представителем которой является Фабрицио Де Андре, можно рассказывать бесконечно. Сегодня мы предлагаем вам взглянуть на это культурное явление через призму достаточно необычного материала – эссе Антонио Табукки, одного из крупнейших итальянских писателей второй половины XX – начала XXI вв. Его текст о Генуе – своего рода путевая заметка, в которой присутствуют и литература, и история, и даже политика.
A. Tabucchi, Genova, dal libro Viaggi e altri viaggi (2010)
C’è qualcosa di diverso qui da altri luoghi, cosa sarà mai? Forse lo “spiro salino che straripa dai moli”* ? Ti viene in mente questo perché lo “spiro salino” è sicuramente il maestrale o un vento simile: libeccio, mistral, scirocco, comunque un vento del Mediterraneo, e dunque siamo in un paese del Sud , e nei paesi del Sud, con questi venti, ci sono anche i panni alla finestra, lenzuola che schioccano al vento come bandiere. Venti nostri, panni nostri. <…>
Sono partito da Sottoripa, punto cardinale di una città che serba intatto il suo mistero. Che forse la farebbe pensare avara, perché è guardinga, non si concede, non si fida. Ma chi la pensa avara non ha capito la sua generosità: è città medaglia d’oro della Resistenza**. Genova si concede quando è necessario.
Da Sottoripa ho proseguito per via Prè, la malfamata, e poi vado a casaccio, chissà perché, forse perché ”un ronzio lungo viene dall’aperto, strazia com’unghia ai vetri” (ancora la voce di Montale). Cerco anch’io, come lui, “il segno smarrito”? <…> Ma ho già imboccato via del Campo, seguendo la magia di un’altra voce. Com’era bella quella voce, e vera, cantava la vita con tutte le macchie che ha la vita, e Genova, e l’Italia. <…>
E a via del Campo cosa c’è? Si sa: a via del Campo c’è una puttana***. Anche due, e anche di più. Ma oggi, strano, non ce n’è neppura una, forse la Security le ha messe ad asciugare in casa come i panni, hanno lustrato via del Campo, sembra una cartolina. Caro Fabrizio De André, quanto mi manchi. Vorrei che tu potessi tornare a rendere questi luoghi veri grattando via la falsa vernice che il pagliaccio ha spennellato su questa città, per ridare vita alla vita nella sua semplice verità fatta soprattutto di miserie.
Lassù in alto c’è un abbaino; è senz’altro la vecchia soffitta di Gino Paoli, dalla quale si vedeva il mare e dove c’era una gatta con una macchia nera nera sul muso, con una stellina che scendeva vicina vicina****. Ma oggi la gatta non c’è più, e il mare non si vede, e la stellina neppure. <…>
Sono arrivato al lungomare, dove si potrebbe prendere un autobus verso Sampierdarena e Bolzaneto. Ma oggi non ci sono autobus. Non importa, posso andarci col pensiero, perché è proprio dall’alto della fortezza di Bolzaneto, eretta nel 1380 dalla Repubblica Marinara a presidio della città, che si domina tutta Genova: le torri medievali, i tetti di lavagna, le ciminiere della zona industriale di Ponente e questo stesso quartiere con i suoi modesti palazzi popolari, la stazione, la posta, la caserma. E mentre oggi la guardiamo, “con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così”, ci chiediamo davvero “se quel posto dove andiamo non ci inghiotte e non torniamo più”.*****
<…>
* Eugenio Montale (Genova 1896 – Milano 1981), frammento della poesia Lo sai: debbo riperderti e non posso. Anche la seconda citazione montaliana («un ronzio lungo…», terzo capoverso) è tratta da questa poesia.
** Resistenza – insieme delle attività politiche e militari dei movimenti che, durante la Seconda guerra mondiale (1939-45), nelle zone occupate dagli eserciti tedesco, italiano e giapponese, si opposero agli invasori esterni e ai loro alleati interni.
*** Fabrizio De André, Via del Campo:
**** Gino Paoli, La gatta:
***** Paolo Conte, Genova per noi – si tratta di una Genova vista dagli occhi di uno “di fuori” (Conte è piemontese):
Vi segnalo anche una curiosa versione di Bruno Lauzi, con un breve commento introduttivo: